moc in farmacia

Moc in farmacia

La Densitometria ossea, meglio identificata come MOC (mineralometria ossea computerizzata) è l’esame di riferimento per la diagnosi dell’osteoporosi e non solo. Questa analisi strumentale viene eseguita in farmacia una o due volte l'anno, per la data precisa vi invitiamo a visualizzare I Prossimi Appuntamenti, La prenotazione è obbligatoria per prenotarvi basta mandare un mail, un messaggio Whatsapp o chiamare, vedi pagina CONTATTI. L'esame verrà eseguito da un farmacista al costo di 19,00€.

E' molto importante una diagnosi precoce perchè una volta presentati i sintomi di fragilità ossea e demineralizzazione la patologia è già in uno stato avanzato, le terapie sono molto più efficaci nel ritardare i sintomi anzichè curarli! 

A chi e' rivolto

La MOC è consigliata in particolar modo a:

  - Tutte le donne dopo i 65 anni di età e uomini dopo i 70 anni

 - Donne in menopausa 

 - Donne con menopausa precoce o chirurgica

 - Storia familiare di osteoporosi, ereditarietà

 - Soggetti che hanno avuto fratture da traumi minimi o comunque fratture spontanee

 - L'esame è anche indicato per chi fa scarso esercizio fisico, persone sottopeso, chi abusa di alcol e fumo, disordini alimentari, e chi assume alcune classi di farmaci         (vedi fattori di rischio)

Ovviamente il test è rivolto anche a tutti i soggetti sani che vogliono approfittare dell'esame per un controllo anche al di fuori dei fattori di rischio e delle raccomandazioni.

IL TEST

Il test utilizza la tecnica QUS (Ultrasonografia ossea quantitativa), lo stumento utilizza ultasuoni che attraversano il calcagno e calcolano sia la velocità di attraversamento dell'osso che l'attenuazione delle onde ad alta frequenza, i due parametri vengono poi interpolati e si calcola lo stiffness ovvero la rigidezza dell'osso. Il test non è invasivo e viene effettuato sul tallone, in particolare viene utilizzato il calcagno perchè è strutturalmente similare alla tipologia ossea del femore e delle vertebre, le ossa più colpite nell'osteoporosi.
Non richiede particolari accorgimenti di preparazione, basta recarsi in farmacia e in 15 minuti si avrà l'esito del test.

I risultati mostrano poi tre diverse situazioni: Normale, Osteopenia e Osteoporosi

MOC ad ultrasuoni sul calcagno      Ultrasonografia al calcagno

  

densita' ossea e osteoporosi

 il seguente articolo è un estrapolato del sito della Società Italiana dell'osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (SIOMMS)

 L'osteoporosi è una malattia caratterizzata da un progressivo indebolimento dello scheletro, che diventa fragile e tende a fratturarsi per traumi il più delle volte banali o, in alcuni casi, addirittura anche in loro assenza. Questo avviene perché l’osso va incontro ad una diminuzione della densità e ad un deterioramento progressivo della propria struttura (microarchitettura), anche a causa dell’invecchiamento.

In Italia, la fragilità ossea colpisce oltre 5 milioni di persone e i costi, diretti e indiretti, per la sua gestione ammontano a circa 7 miliardi di euro l’anno.
 

Osteoporosi differenze

 L'osteporosi si divide in:

 - primitiva: quando compare in modo naturale dopo la menopausa o comunque con il passare degli anni,

 - secondaria: quando causata da un fattore diverso (farmaci, malattie, …).

I fattori di rischio si dividono in non modificali e modificabili.

Fattori di rischio non modificabili

I principali fattori di rischio non modificabili sono:

1. l’età;
2. il sesso femminile;
3. la menopausa;
4. la familiarità;
5. la razza;

Età. Anche se l’osteoporosi può colpire persone di qualsiasi età, è molto più frequente nelle persone anziane che non in quelle giovani ed è considerata una malattia tipica dell’invecchiamento, anche se non tutti gli anziani hanno l’osteoporosi. Chiunque, infatti, quando invecchia va incontro a una riduzione della massa ossea, che inizia intorno ai 50 anni e aumenta progressivamente col passare del tempo. In alcune persone, tuttavia, la perdita di osso è maggiore o avviene più velocemente che in altre.

Demineralizzazione fisiologica con l'età

Sesso femminile. La donna ha una probabilità maggiore rispetto all’uomo di avere l’osteoporosi per diversi motivi. Innanzitutto, ha di per sé uno scheletro più leggero e sottile di quello maschile e quindi parte in relativo svantaggio; in secondo luogo, dopo la menopausa va incontro a un brusco calo degli estrogeni che causa una perdita accelerata di densità ossea; infine, vive in media più a lungo dell’uomo e quindi può perdere massa ossea per un arco di tempo maggiore. Secondo alcune stime, l’osteoporosi colpisce il 15% delle donne di 50 anni e il 50% di quelle di 80. Tuttavia, l’osteoporosi non riguarda solo il sesso femminile. Possono esserne affetti anche i maschi ed è stato calcolato che un uomo al di sopra dei 50 anni ha più probabilità di andare incontro a una frattura dovuta all’osteoporosi che non di avere un cancro alla prostata nel corso della vita. Le cause dell’osteoporosi negli uomini non sono del tutto note, anche se è sicuramente implicato il testosterone, che ha un ruolo importante nella salute dell’osso. Gli uomini continuano a produrre testosterone anche quando invecchiano, sebbene i livelli ormonali si riducano gradualmente con l’avanzare degli anni, ma si è visto che a parità di età, i soggetti con livelli più bassi di questo ormone hanno un rischio maggiore di osteoporosi.

Menopausa. Nella donna, gli ormoni sessuali femminili, gli estrogeni, hanno tra le proprie importanti funzioni anche quella, fondamentale, di proteggere le ossa. Dopo la menopausa i livelli degli estrogeni si riducono rapidamente e questo può portare a una rapida riduzione della densità ossea. In molte donne, la perdita di massa ossea che porta all’osteoporosi ha inizio proprio dopo la menopausa. Il rischio di osteoporosi aumenta ulteriormente nelle donne che hanno una menopausa precoce (prima dei 45 anni) e in quelle in cui viene indotta una menopausa chirurgica, causata dall’asportazione dell’utero e di entrambe le ovaie.

Familiarità. La genetica e l’ereditarietà giocano un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’osteoporosi e nella suscettibilità alle fratture. Chi ha avuto genitori o parenti osteoporotici ha, a sua volta, un rischio più alto di osteoporosi e di fratture per motivi genetici, costituzionali e ambientali, soprattutto se in famiglia ci sono stati casi di fratture dovute a fragilità ossea, in particolare di femore.

Razza. L’osteoporosi è più frequente nelle popolazioni caucasiche (europei e nordamericani) e asiatiche che non in quelle africane e di discendenza ispanica.

Fattori di rischio modificabili

Alcuni fattori di rischio di osteoporosi sono legati allo stile di vita e alle abitudini nutrizionali, per cui possono essere modificati. I principali fattori di rischio modificabili sono:

1. un apporto insufficiente di calcio e vitamina D;
2. una dieta povera di frutta e verdura;
3. un eccesso di proteine, sodio e caffeina;
4. il consumo eccessivo di alcool;
5. il fumo;
6. la magrezza eccessiva e una costituzione minuta;
7. la vita sedentaria.

Apporto insufficiente di calcio e vitamina D. Il calcio è un costituente fondamentale dell’osso ed è quindi essenziale per la sua salute. Una dieta povera di calcio ha conseguenze negative per le ossa a qualunque età. Quando si è giovani, un apporto inadeguato di questo sale minerale impedisce il raggiungimento del picco di massa ossea ottimale nella fase cruciale della crescita e dello sviluppo; da adulti, la carenza di calcio favorisce la progressiva demineralizzazione dell’osso. Ogni giorno l’organismo perde una certa quota di calcio con le urine; se questa perdita non viene compensata con la dieta, il corpo è obbligato a prelevarlo dall’osso per mantenere nella norma i livelli plasmatici del minerale, provocando una riduzione della densità e della massa ossea. La vitamina D è importante perché aiuta l’organismo a utilizzare il calcio. Quando l’organismo non riesce a ottenere abbastanza vitamina D o non riesce ad assorbirla adeguatamente, il rischio di perdita ossea e di osteoporosi aumenta. Il fabbisogno di calcio e vitamina D non è uguale per tutti. Nella tabella *** sono riportati gli apporti giornalieri raccomandati di queste due sostanze a seconda del sesso e dell’età.

Dieta povera di frutta e verdura. Seguire una dieta equilibrata, con un contenuto adeguato di frutta e verdura, è importante per mantenere le ossa in buona salute. Attraverso questi alimenti, l’organismo può introdurre nutrienti come il magnesio, il potassio e la vitamina K, che pure hanno un ruolo importante per la salute dell’osso in aggiunta al calcio e alla vitamina D. Con una dieta ben bilanciata il corpo dovrebbe essere in grado di ottenere dagli alimenti quantità sufficienti delle sostanze importanti per le ossa. Nei casi in cui l’apporto alimentare sia insufficiente, come può accadere a chi ha problemi di malassorbimento intestinale o a chi soffre di disturbi alimentari, potrebbe essere indicata l’assunzione di integratori, che dovrebbero, però, essere sempre prescritti dal medico e non assunti di propria iniziativa.

Eccesso di proteine, sodio e caffeina. Una dieta troppo ricca di proteine e un consumo eccessivo di sodio e caffè possono danneggiare l’osso, perché inducono perdita di calcio con le urine. Secondo alcuni studi, anche le persone che bevono regolarmente Coca Cola potrebbero essere a rischio aumentato di perdita di osso.

Consumo eccessivo di alcol. Bere troppo alcol può ridurre la formazione di nuovo osso e aumentare la probabilità di cadute e fratture. Inoltre, i forti bevitori sembrano non introdurre quantità sufficienti di calcio con la dieta. Tuttavia, si è visto che un consumo moderato di alcool, non più di 2-3 bicchieri al giorno, non mina la salute dello scheletro.

Fumo. Il fumo danneggia l’osso in modi diversi. Alcune delle sostanze chimiche contenute nel fumo hanno un effetto tossico diretto sulle cellule del tessuto osseo responsabili della formazione dell’osso. Inoltre, il fumo può ostacolare l’assorbimento del calcio dagli alimenti e, nelle donne, può anticipare l’età della menopausa.

Magrezza eccessiva e costituzione minuta. In entrambi i sessi, le persone molto magre e minute, con un indice di massa corporea (BMI, dall’inglese Body Mas Index) inferiore a 19, hanno più probabilità di avere l’osteoporosi rispetto a quelle più robuste, che tuttavia non sono necessariamente risparmiate da questo problema.

Vita sedentaria. L’inattività facilita la perdita di massa ossea. Pertanto, le persone allettate a lungo, costrette a un’immobilizzazione protratta a causa di una malattia o, semplicemente, molto sedentarie hanno un rischio più alto di osteoporosi rispetto a quelle che praticano attività fisica e hanno uno stile di vita attivo. Lo scheletro delle persone inattive o sedentarie, infatti, reagisce alla riduzione delle forze applicate dai muscoli sull’osso riducendone la mineralizzazione e indebolendosi. Al contrario, un’attività fisica anche moderata, ma regolare, favorisce il mantenimento della densità ossea.

Malattie che possono causare una perdita di osso

Ci sono molte malattie che possono danneggiare l’osso e aumentare il rischio di osteoporosi, direttamente oppure indirettamente, perché richiedono l’uso di farmaci che a loro volta hanno un effetto negativo sullo scheletro o implicano un’inattività o una riduzione della mobilità. Tra queste, vi sono in primo luogo le malattie del sistema endocrino, seguite dai disturbi digestivi e gastrointestinali, dalle malattie autoimmuni, da alcuni tumori e dai disturbi del comportamento alimentare. Nella tabella è fornito un elenco delle patologie che incidono negativamente sulla salute dell’osso e possono favorire la comparsa dell’osteoporosi. Chi è affetto da una di queste condizioni deve consultarsi con il proprio medico per valutare se è il caso di fare l’esame per valutare la densità ossea e, in presenza di osteoporosi, prendere le adeguate contromisure.

Tabella. Le principali malattie e condizioni che possono indurre una perdita di massa ossea e favorire l’osteoporosi.

Disturbi ormonali
Diabete
Ipertiroidismo
Iperparatiroidismo
Malattie delle ghiandole surrenali, come la sindrome di Cushing
Disturbi dell’ipofisi
Amenorrea e mestruazioni irregolari
Bassi livelli di testosterone nell’uomo (ipogonadismo primitivo o secondario)
Menopausa precoce
Menopausa chirurgica

Disturbi digestivi e gastrointestinali
Celiachia
Colite ulcerosa
Malattia di Croh

Malattie reumatologiche autoimmuni
Artrite reumatoide
Spondilite anchilosante
Lupus eritematoso sistemico

Tumori solidi
Cancro al seno
Cancro alla prostata

Malattie del sangue
Leucemia e linfoma
Mieloma multiplo
Anemia falciforme
Talassemia
Mastocitosi

Malattie neurologiche
Sclerosi multipla
Malattia di Parkinson
Ictus
Lesioni al midollo spinale

Disturbi mentali
Depressione
Disturbi del comportamento alimentare (anoressia)

Interventi medici
Gastrectomia
Interventi di chirurgia bariatrica (bypass gastrointestinale)
Trapianto di organi

Altre malattie
AIDS/infezione da HIV
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
Insufficienza renale cronica
Malattie del fegato
Poliomielite e sindrome post-polio
Scoliosi

Farmaci che possono danneggiare l’osso

Diverse classi di farmaci, in particolare i cortisonici (corticosteroidi), ma anche alcuni antiepilettici, l’eparina, alcuni antitumorali e molti altri possono indurre direttamente una perdita di osso e, quindi facilitare lo sviluppo dell’osteoporosi, anche in persone giovani, specie se assunti a dosaggi elevati e per un periodo prolungato, nonché aumentare il rischio di frattura a seguito di una caduta. Nella tabella sono elencati i principali farmaci potenzialmente dannosi per le ossa.

In molti casi, tuttavia, questi farmaci sono indispensabili perché si usano per curare malattie gravi, per le quali spesso non ci sono alternative efficaci. Per ridurre il rischio di osteoporosi connesso al trattamento, tali agenti andrebbero utilizzati alla dose più bassa possibile e per il tempo più breve possibile per controllare i sintomi. Inoltre, il rischio può essere ridotto associando opportune terapie preventive o di supporto.

I cortisonici (o corticosteroidi) sono tra i farmaci più dannosi per la salute delle ossa. Questi medicinali sono ampiamente utilizzati per ridurre l’infiammazione in un’ampia gamma di malattie, come l’asma, l’artrite reumatoide, il lupus, il morbo di Crohn e le allergie; inoltre, sono impiegati nel trattamento di alcuni tumori e nel trapianto di organi. Tra i più utilizzati ci sono il desametasone, il metilprednisolone e il prednisone. Assumere 5 mg o più al giorno di un cortisonico per più di 3 mesi può aumentare il rischio di perdere massa ossea e di sviluppare osteoporosi. Chi deve prendere un cortisonico per un periodo più lungo, dovrebbe adottare delle misure per prevenire la perdita di osso. Inoltre, quando si assumono questi farmaci è particolarmente importante mettere in campo adeguate misure di prevenzione dell’osteoporosi: assicurare all’organismo ogni giorno un apporto sufficiente di calcio e vitamina D, fare attività fisica regolare, non bere troppo alcol e non fumare.

Gli inibitori dell’aromatasi sono farmaci attualmente molto utilizzati nel trattamento del carcinoma della mammella e della prostata, ma hanno un effetto negativo sull’osso. I pazienti che vengono trattati con questi farmaci, sia femmine che maschi, vanno incontro rapidamente a una perdita di massa ossea e a un aumento del rischio di fratturarsi. Tuttavia, gli enormi vantaggi sul fronte della cura della neoplasia non pongono nemmeno il dubbio che questi farmaci debbano essere sospesi per il timore dell’osteoporosi. È necessario, però, che in tutti i pazienti a cui viene prescritta questa terapia si tenga in considerazione la problematica dell’osteoporosi e vengano adottate tutte le misure necessarie (farmacologiche e non farmacologiche) per prevenire la perdita di massa ossea.

Tabella. Farmaci che possono causare una perdita di osso.

Antiacidi contenenti alluminio
Alcuni antiepilettici
Inibitori dell’aromatasi
Alcuni chemioterapici
Ciclosporina A e Tacrolimus
Corticosteroidi
Analoghi dell’LHRH
Eparina
Sali di litio
Medrossiprogesterone acetato ad uso anticoncezionale
Metotrexato
Inibitori della pompa protonica (PPI)
Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)
Antidiabetici della classe dei tiazolidinedioni

 

È possibile prevenire l’osteoporosi?

La risposta è sì. Prevenire l’osteoporosi si può e si deve, anche perché le cure disponibili non permettono di guarire dalla malattia, una volta che si è instaurata, ma solo di fermarne o rallentarne la progressione. La prevenzione, quindi è fondamentale e deve iniziare presto, fin da quando si è giovani. È in questa fase della vita, infatti, che si raggiunge il picco di massa ossea e si mette da parte quel “capitale” di minerali nell’osso, primo fra tutti il calcio, da cui dipende la robustezza dello scheletro negli anni a venire. Raggiungere un picco di massa ossea adeguato in gioventù significa fare un investimento per il futuro e ridurre le probabilità di avere l’osteoporosi quando si diventerà anziani.

Anche se la perdita di massa ossea può essere accelerata da alcune condizioni sulle quali non si può intervenire, certamente ci sono diverse misure che si possono adottare per prevenire questa malattia subdola e silenziosa. La prevenzione dell’osteoporosi e, di conseguenza, delle fratture, si basa su almeno cinque punti cardine, tutti legati allo stile di vita:

1. assicurare all’organismo un introito adeguato di calcio e vitamina D;
2. fare regolarmente attività fisica;
3. mantenere un peso forma adeguato;
4. evitare un consumo eccessivo di alcol;
5. non fumare.

Nei soggetti ad alto rischio di frattura, tuttavia, gli interventi sullo stile di vita, da soli, non sono sufficienti per una prevenzione efficace e vanno quindi affiancati a un’adeguata terapia farmacologica, prescritta dal medico e personalizzata caso per caso, in base alle specifiche caratteristiche ed esigenze del paziente.

Assunzione adeguata di calcio e vitamina D

Assumere una quantità adeguata di calcio è essenziale per avere ossa forti e in salute. Infatti, lo scheletro contiene il 99% del calcio presente nel nostro organismo. Il modo più fisiologico e raccomandabile per avere un introito quotidiano ottimale di calcio è introdurlo con l’alimentazione. Secondo la Società Italiana di Nutrizione Umana, la quantità giornaliera media necessaria di calcio varia da 500 mg (il minimo indispensabile per compensare le perdite quotidiane attraverso le urine) a 1100 mg, a seconda dell’età. Il fabbisogno medio quotidiano di calcio, infatti, varia a seconda dell’età ed è più alto nei giovani, nelle donne in gravidanza o durante l’allattamento e dopo la menopausa.

Nell’adulto, è stato dimostrato che un introito quotidiano di calcio inferiore a 7-800 mg si associa a una ridotta massa ossea e a un aumento del rischio di frattura. Nonostante ciò, diversi studi evidenziano che molte persone non assumono quantità adeguate di questo nutriente con la dieta e ciò implica che un’ampia fetta di popolazione è a rischio di avere ossa fragili e di sviluppare l’osteoporosi.

La migliore fonte di calcio è rappresentata dal latte e i latticini (tranne panna e burro che ne sono pressoché privi). Un litro di latte contiene circa 1200 mg di calcio ed è importante sapere che latte scremato e yogurt magro non ne contengono meno rispetto a quelli interi. Non è assolutamente vero che il latte e i latticini fanno male alle nostre ossa. Al contrario, le grandi quantità di calcio assicurate solo dal latte e dai suoi derivati e, d’altra parte, l’apporto di proteine contenute negli stessi cibi depongono nettamente a favore dell’assunzione di tali alimenti.

Anche il pesce, soprattutto il pesce azzurro, è una discreta fonte di questo elemento. Inoltre, una certa quantità di calcio si può assumere bevendo acqua minerale (alcune ne contengono fino a 300 mg per litro) e/o acqua del rubinetto, che possono contribuire a raggiungere il fabbisogno giornaliero raccomandato. Invece, sarebbe meglio evitare, o quanto meno limitare, bevande contenenti alcolici, teina e caffeina, perché queste sostanze influiscono negativamente sull’assorbimento intestinale del calcio.

Raggiungere le dosi raccomandate di calcio con la dieta non è difficile, a meno che la persona non presenti intolleranze o allergie specifiche agli alimenti che lo contengono. In questo e in tutti gli altri casi in cui l’alimentazione non garantisce un apporto adeguato del minerale, bisogna ricorrere all’uso di integratori, che deve avvenire, comunque, sotto controllo medico e senza superare in genere i 500-600 mg al giorno.

La vitamina D è indispensabile per l’assorbimento del calcio e per la mineralizzazione dell’osso. Un deficit di questa vitamina può interferire con la deposizione del minerale nello scheletro e quindi favorire o peggiorare l’osteoporosi.

La dose giornaliera raccomandata di vitamina D è pari ad almeno 800 UI al giorno. Pochi alimenti, tuttavia, ne contengono quantità apprezzabili; tra i più ricchi di vitamina D vi sono le uova, il fegato, i latticini e i pesci grassi. Per fortuna, oltre che introdotta con la dieta, la vitamina D può essere prodotta anche direttamente dall’organismo. La sintesi ha luogo a livello della cute, per azione dei raggi ultravioletti contenuti nella luce solare, ed è in genere sufficiente a soddisfare buona parte delle richieste del corpo.

Anche se non è facile dare indicazioni generali sull’esposizione solare, secondo alcuni studi un’esposizione di 15-30 minuti al giorno su viso e braccia senza applicazione di creme solari può essere sufficiente per una buona sintesi di vitamina D da parte della pelle. In ogni caso, la capacità dell’organismo di sintetizzare vitamina D dipende anche dall’età e tende a diminuire nelle persone anziane.

Per questo motivo e anche perché tendono a uscire poco di casa, è proprio negli anziani che è si verifica spesso una carenza di vitamina D. Ed è quindi in questa categoria di persone che può essere indicata l’assunzione di supplementi di vitamina D, seguendo i consigli del medico.

Attività fisica regolare

L’inattività e la sedentarietà favoriscono l’osteoporosi e alcuni studi hanno dimostrato che gli anziani sedentari hanno più probabilità di andare incontro ad una frattura di femore rispetto a quelli più attivi. Di contro, l’attività fisica stimola il metabolismo e quindi anche il metabolismo dell’osso, riducendo il rischio di osteoporosi e, se già presente, rallentandone la progressione. Ecco perché è importante fare regolarmente esercizio fisico.

Così come i muscoli, anche le ossa reagiscono all’attività fisica irrobustendosi. Non è necessario praticare sport a livello agonistico, basta avere uno stile di vita attivo e fare esercizio quotidianamente per mantenere lo scheletro sufficientemente robusto.

Tuttavia, per essere efficace nella prevenzione dell’osteoporosi, l’esercizio deve implicare un carico meccanico, deve, cioè, far lavorare il corpo contro la forza di gravità. Azioni semplici, come ad esempio camminare e salire le scale, hanno tutte questa caratteristica e sono quindi molto utili. Ovviamente, anche fare un vero e proprio sport almeno una volta alla settimana serve, purché si evitino quelli che implicano un rischio elevato di traumi e, quindi, fratture. Non è il caso del nuoto, che però non è indicato per la prevenzione dell’osteoporosi in quanto l’acqua sostiene il peso del corpo e il movimento non deve contrastare la forza di gravità. La ginnastica e la danza, invece, se praticate con regolarità, vanno benissimo perché, oltre a irrobustire i muscoli e lo scheletro, migliorano la coordinazione, l’equilibrio e i riflessi, contribuendo a ridurre il rischio di cadute.

Un semplice programma di esercizi si può eseguire comodamente anche a casa propria, ma nelle persone anziane, che magari hanno già un’osteoporosi conclamata, deve essere intrapreso con gradualità e concordato con il proprio medico.

Mantenere il giusto peso forma

Per prevenire l’osteoporosi è importante anche mantenere il corretto peso forma. Il peso è un elemento fondamentale per lo sviluppo e il mantenimento della massa ossea.

Essere troppo magri significa, infatti, esercitare un carico insufficiente sullo scheletro e, quindi, indebolirlo, esponendolo al rischio di osteoporosi e di fratture. Avere un BMI inferiore a 19 è indice di sottopeso ed è un fattore di rischio per osteoporosi.

D’altro canto, anche essere obesi o in sovrappeso, oltre ad aumentare il rischio di diabete e malattie cardiovascolari, è molto nocivo per la salute dell’osso, sia perché nella maggior parte dei casi si associa a una certa sedentarietà sia perché può portare a una minore disponibilità di vitamina D, che tende ad essere sequestrata dal tessuto adiposo.

Limitare l’alcol

Bere quantità elevate di alcol è un fattore di rischio per osteoporosi ed è associato a un aumento del rischio di fratture. L’alcol ha, infatti, diversi effetti negativi sull’osso: inibisce gli osteoblasti, cioè le cellule che producono nuovo osso, stimola gli osteoclasti, le cellule deputate alla distruzione del tessuto osseo ‘vecchio’, riduce l’assorbimento del calcio a livello dell’intestino e riduce la produzione di ormoni come il testosterone e gli estrogeni, che stimolano la produzione dell’osso.

Le persone che bevono più di due unità alcoliche al giorno (un’unità alcolica corrisponde circa a 12 g di alcol) hanno un rischio di andare incontro a una frattura legata all’osteoporosi superiore del 40% rispetto a coloro che non bevono o lo fanno con moderazione.

Pertanto, si consiglia di non superare questo quantitativo giornaliero, da assumere sempre a stomaco pieno.

Stop al fumo

I danni delle sigarette per la salute sono arcinoti. Il fumo, infatti, è un fattore di rischio per molte malattie, tra cui anche quelle dello scheletro. Al pari dell’alcol, il fumo di tabacco interferisce negativamente con il metabolismo osseo, inibendo l’attività degli osteoblasti, stimolando quella degli osteoclasti e riducendo la sintesi di ormoni come il testosterone e gli estrogeni.

Tuttavia, molti non sanno che i fumatori e gli ex fumatori sono a maggior rischio di una qualsiasi frattura rispetto ai non fumatori e che il fumo aumenta fino a 1,8 volte il rischio di frattura di femore. 

 fonti:

https://www.siommms.it/

http://www.fondazioneosteoporosi.it/osteoporosi-prevenzione/

http://www.lios.it/

https://www.stopallefratture.it/

 

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